Chi ha fatto i miei vestiti ?

Chi ha fatto i miei vestiti ?

CHI HA FATTO I MIEI VESTITI ?

Fermati un attimo ad osservare i vestiti che hai addosso in questo momento. Sapresti dire dove sono stati prodotti? Da chi sono stati creati? Quali e quanti processi sono serviti per arrivare dalla fabbrica al negozio dove hai deciso di acquistarli?

Probabilmente no.

Non è assolutamente colpa tua, questo fenomeno è dovuto al fatto che la maggior parte dei brand di moda, soprattutto multinazionali e grandi catene, per risparmiare e di conseguenza aumentare il profitto decidono di delocalizzare la produzione dei capi di abbigliamento in Nord Africa o in Asia dove la manodopera costa pochissimo.

Inoltre, per realizzare vestiti comodi e low cost utilizzano materiali sintetici come l’acrilico, il poliestere, il nylon, il neoprene o l’elastan che sono più facili da trattare e più semplici da reperire.

Se pensiamo che un capo di abbigliamento, dalla fase di ideazione a quella di distribuzione nei negozi, deve attraversare più di 20 processi di lavorazione e controllo, una domanda sorge spontanea: come fa una maglietta ad arrivare negli store e costare al pubblico soltanto 5 euro?

E’ vero che la produzione in serie di milioni di pezzi abbassa notevolmente il prezzo di realizzazione, ma se fosse tutto svolto rispettando l’ambiente e la manodopera perché non dovrebbero mostrare i dietro le quinte delle aziende con cui collaborano? I salari e le condizioni lavorative delle persone che coltivano il cotone e confezionano i prodotti che troviamo poi nelle boutique della nostra città?

Chi ci segue sa che per noi la trasparenza e l’etica sono al primo posto, per noi il cliente, per acquistare e fidelizzarsi, deve essere consapevole a 360°gradi del prodotto, dei materiali, dei processi, da chi e dove è stato realizzato.

Come evidenziato da uno studio della Fair Wear Foundation, una maglietta che viene venduta in negozio a 29 sterline, viene cucita per 18 pennies da donne che lavorano anche sedici ore al giorno senza alcun tipo di copertura sanitaria, rappresentazione sindacale o diritto di negoziazione salariale.

Inoltre, ad oggi, 152 milioni di bambini sono vittime del lavoro minorile; di questi, il 70% lavora nell’ agricoltura ed in particolare nella raccolta del cotone (a causa delle loro piccole mani che facilitano di gran lunga determinate operazioni).

Vogliamo lanciare un appello alle aziende, ma soprattutto ai clienti. Pretendete trasparenza e verità, non imbrogli e segreti commerciali. Se i brand si accorgessero che i consumatori si sono stancati di menzogne e greenwashing e volessero essere più consapevoli rispetto ai capi di abbigliamento che acquistano quotidianamente, dovrebbero immediatamente invertire la rotta e rimodellare i processi di produzione.

Ovviamente sappiamo anche che non tutti hanno la disponibilità economica per comprare solo vestiti di qualità, cibo biologico e oggetti realizzati da artigiani rispetto a fabbriche cinesi, però è fondamentale sapere la verità, poi ognuno sceglierà in base ai propri valori e budget.

Vi lasciamo un grafico che mostra le fasi che attraversa un capo dall’ideazione alla distribuzione nei negozi, la domanda è sempre la stessa.

Dopo tutte queste fasi come fa un prodotto a costare così poco? Da chi è stato fatto? Dove? In che condizione lavorative? In che modo e che sostanze chimiche o dannose per la nostra salute sono state usate?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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